I Vignaioli Indipendenti Trevigiani FIVI contro il "Prosecco Rosé"

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L'antefatto

Il termine "Prosecco Rosè" circola da tempo e basta una veloce ricerca su google per trovare foto come questa: uno spumante rosé generico ( in questo caso prodotto con merlot) viene "etichettato" dal sito di vendita come Prosecco Rosé.  Sappiamo che questo prodotto in realtà non esiste come vino  codificato e tutelato da un disciplinare di produzione. 

Il Prosecco ( doc o Docg Superiore nelle denominazioni Conegliano Valdobbiadene ed Asolo) è prodotto esclusivamente con uva glera e altre varietà autorizzate per un 15% (alcune tradizionali come bianchetta, verdiso e altre internazionali come chardonnay, pinot bianco e pinot nero vinificato in bianco).

A tutt'oggi, qualsiasi etichettatura o dicitura che riporti il termine "prosecco rosé" è da considerarsi, dunque, fuori legge. 

Le recenti dichiarazioni del Presidente del Consorzio di Tutela del Prosecco doc  Stefano Zanette, rilasciate in occasione dello scorso Vinitaly, stanno facendo parecchio discutere.

Così infatti scrive il Corriere Vinicolo del 30 aprile scorso (nel Dossier Spumanti liberamente scaricabile qui):  "Ma la vera novità carpita girando in fiera è il fatto che presto (vendemmia 2019) dovrebbe arrivare anche la versione in rosa del Prosecco, di cui chiediamo conferma al presidente: “L’idea del rosato circola da tempo e, qualora dovessimo attuarla, è necessario farlo in un momento di crescita del prodotto, altrimenti verrebbe percepito come ripiego. Ma dico sin d'ora un paio di cose di cui sono fermamente convinto: primo, deve essere un prodotto di vertice, quindi un completamento premium di gamma e coerente con lo stile organolettico del Prosecco che ne ha decretato il successo finora. Per ottenere questo - punto secondo - si dovrà partire dal Pinot nero, già presente tra le varietà ammesse dal nostro disciplinare. Dobbiamo elevare il percepito del nostro prodotto e non mischiarlo con vitigni che non possono far altro che pasticciarne l'identità stilistica che abbiamo costruito”. 

Ricevo oggi il comunicato stampa dei Vignaioli Indipendenti Trevigiani FIVI che manifesta apertamente la contrarietà a quest'idea di produrre il Prosecco Rosé. Lo riporto integralmente.

La delegazione Vignaioli Indipendenti Trevigiani FIVI si dissocia dall’ipotesi formulata dal Presidente del Prosecco Doc Stefano Zanette, di introdurre il “Prosecco Rosè” nel disciplinare di produzione del Prosecco DOC.

La delegazione Vignaioli Indipendenti Trevigiani FIVI, prende le distanze dalle dichiarazioni del Presidente del Consorzio Prosecco Doc Stefano Zanette, nel momento in cui si rende possibilista in merito a l’introduzione della tipologia “Prosecco Rosè” nel disciplinare di produzione del Prosecco Doc. Secondo quanto dichiarato da Zanette si apprenderebbe la volontà di dar vita ad una linea“Premium” in cui possa essere utilizzato il Pinot Nero anche se vinificato in rosso, in deroga quindi al principio in cui veniva permesso, nella misura massima del 15%, se vinificato in bianco. Premesso che, la decisione è stata presa in maniera unilaterale senza richiesta di confronto le realtà locali impegnati nella produzione e nella comunicazione del Prosecco, la delegazione dei Vignaioli Indipendenti Trevigiani FIVI non intende assolutamente avallare questa ipotesi per i motivi che seguono:

1) Il concetto di qualità “Premium”,  suggerita da Zanette, viene già espresso dai vignaioli da semprecon l’utilizzo della Glera e con una viticoltura accorta;

2) L’idea che sia necessario il Pinot Nero come migliorativo dequalifica, non solo l’identità della Glera, ma anche quella dei vitigni autoctoni a bacca rossa già esistenti nel territorio

3) Prevedendo una tipologia “Prosecco Rosè” si andrebbe a rendere ancor più generalista l'idea del Prosecco, diluendo ogni concetto legato a tradizione e  cultura di un luogo,

4) Con l’introduzione del “Prosecco Rosè” viene cancellata ogni politica di valorizzazione del territorio portata avanti con fatica negli anni

La delegazione FIVI Vignaioli Indipendenti Trevigiani.

Prendiamo atto di questa contrarietà, segnalando, per altro, che esistono posizioni diverse sull'opportunità della scelta ventilata  da Zanette, ad esempio questa pubblicata su slowine.it, a firma di Michele Fino, dove l'atteggiamento appare possibilista, auspicando l'uso di varietà autoctone a bacca rossa (come il raboso). 

Personalmente, mi lascia basita questa dichiarazione del Presidente Zanette che, dopo aver sbandierato la " comunità di intenti" tra le tre denominazioni - presenti per la prima volta in un unico stand istituzionale allo scorso Vinitaly, tra l'altro - se ne esce autonomamente con questa "boutade" sul Prosecco Rosé. Per ora l'unico commento che mi sento di fare  è un sonoro "MAH".