Tajad Frizzante Le Vigne di Alice: il gusto del passato

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Il Tajad Brut, spumante prodotto da Cinzia Canzian di Le Vigne di Alice l’ho bevuto spesso ed è tra le mie bollicine preferite, perché unisce alla glera altre due varietà storiche delle colline del Coegliano Valdobbiadene: la boschera e il verdiso, dando come risultato un vino felicemente diverso dal Prosecco, anche Superiore. Avevo intravisto tempo fa tra i post di Cinzia un’etichetta molto diversa per il Tajad: un volto infantile circondato da fiori. Era un’opera d’arte del giovane artista Davide Maset, in arte Masa.

Potete immaginare la sorpresa di trovare finalmente questa bottiglia in una piccola enoteca che l’ha in esclusiva. Sì perché questo è innanzitutto un frizzante chiuso con tappo a corona ed è stato prodotto soprattutto per il mercato estero (USA). Quasi introvabile, dunque qui da noi.

Questo è il vino che racconta il passato di Cinzia e della sua famiglia: veniva servito da sua nonna nell’osteria di famiglia. Che dire? Buono, buono buono. Un bicchiere unico che racconta una storia e ti fa sognare se fissi i colori e le forme dell’opera in etichetta. Salato, arrembante sul palato, dissetante, in questa strana estate.

Ed era un Merlot Fra i broli 2009

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Ancora una volta varco la soglia di Casa Piovene a Toara, piccola perla dei Colli Berici, ed è come sempre un sentirsi accolti in famiglia, con Alessandra, Lele, il conte Tomaso e la sua consorte Manuela .

Si assaggia nella stanza sotto il porticato, poco distante da un camino acceso.

Ti senti avvolgere dal calore, dall’amicizia e da quella signorile gentilezza e cura per l’ospite che sembrano venire da un mondo altro, distante secoli dalla dilagante incuria di questi nostri tempi.

Si conversa e i bicchieri sono quelli felici e condivisi dello stare bene assieme.

Ci torno sempre a Villa Piovene Porto Godi - come a una sorta di “porto” per davvero - sicura che troverò tutto questo e che ogni incontro sarà un arricchire tempo e vita di sorsi e umanità.

Così è.

E prima di andare, Tomaso arriva dalla cantina con una bottiglia di grande formato, senza etichetta.

Si apre, si versa, si gusta e ti giunge al cuore la sua armonia liquida. Una festa quel vino, messo via per le grandi occasioni e aperto quest’oggi, in un giorno come altri.

No, non sarà un giorno come altri, poiché metteremo un “albo lapillo” all’uso dell’antica civiltà, per ricordare quella perfetta gioia racchiusa nel bicchiere, in questo nostro breve giorno: “vina liques et spazio brevi spem longam reseces.”

Ed era un Merlot Fra i Broli 2009. Dieci anni appena. Un Merlot Colli Berici doc, ça va sans dire.

Lugana Sergio Zenato 2008 - Zenato

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L’etichetta un po’ consunta dice del tempo trascorso tra la vendemmia ( 2008) e l’apertura, oggi - a pranzo con un risotto al timo e trota affumicata -

Quanto amo i vini bianchi invecchiati quando lo fanno con classe come questo Lugana, dedicato a Sergio, padre nobile del Lugana, dai figli Alberto e Nadia!

Solo il brillante colore giallo oro chiaro ( che però ancora s’accende di qualche bagliore verde) parla di un’età non giovanissima. Per il resto, i profumi sono incredibilmente complessi e floreali: di ginestra, timo (manco a farlo apposta), con un appena percepibile cenno dii miele d’acacia. Freschezza incredibile, insomma.

Ma è al palato che tutto va all’unisono in un sorso di rara finezza: sui fiori gialli e le erbette, una polpa di susina matura, e il vino riempie il palato con il giusto vigore. Un sorso dietro l’altro, si fa bere e non diresti dei suoi 13,5 gradi.

Nel finale, un sapido richiamo a pepe bianco e calcari inumiditi che s’allunga quasi senza fine.

Ditemi se sono felice, direbbe qualcuno. Sì lo sono. ed è una bottiglia a me cara che mi donò Nadia la prima volta che andai in azienda. Vale un ringraziamento a distanza di anni? Spero di sì, cara Nadia; e il vino parla di voi.

Bottiglia 18.936 di 27.200 prodotte in quella vendemmia. Qualche anno dopo questo Lugana doc sarebbe diventato un Lugana Riserva.

Note tecniche:

100% Trebbiano di Lugana.

La fermentazione avviene per circa il 70% in botti di rovere da 50 hl e tonneaux da 300 lt per il 30% in acciaio. Segue un affinamento per circa 6 mesi in botti e tonneaux nuovi a cui seguono 12 mesi in bottiglia prima della commercializzazione.

Valdobbiadene Prosecco Sup. Brut Col del Lupo e un tavolo con vista

Ogni ritorno al Salis ristorate Enoteca di Valdobbiadene è un tuffo nel cuore verde del Prosecco Superiore: un ritmico susseguirsi di filari emana luce e porge felicità agli occhi e al cuore. Sei lì per mangiare le buone cose che prepara Chiara Barisan e se hai la fortuna di trovare posto all'esterno, avrai a disposizione un vero e proprio tavolo con vista che fa del cibo e del vino la parte sensibile di un'esperienza estetica. Chiara offre una cucina molto concreta, dove tradizione e fantasia sono ben dosate nel comporre piatti con materie prime territoriali e prodotti di stagione.

La settimana scorsa, nell'ora del mezzogiorno, la vista dalla terrazza era quella di un'abbagliante primavera e si percepiva l'incanto del suo risveglio. Un momento magico che mi ha invogliato a un piatto "al verde": uno splendido risotto con gli "sciopet" e robiola.  

Come accompagnamento, dalla carta dei vini ben centrata sui vini del territorio, ho scelto il Valdobbiadene Prosecco Superiore Brut che avevo assaggiato qualche giorno prima a Vinitaly, da Giulia e Marco Rosanda dell' Azienda Col del Lupo , facendo loro visita allo stand nello spazio della F.I.V.I.  Son bravi questi due giovani fratelli che conducono l'azienda familiare a Vidor,  percepisci, parlandoci, una grande passione ed entusiasmo.

L'abbinamento con il risotto era perfetto: fresco e leggiadro, il vino ha preso parte alla sinfonia primaverile offerta al gusto e alla vista e mi è piaciuto molto. Un vino sottile che sussurra di fiori bianchi e mela gradevolmente acidula e però non fugge al palato, ma resta a farti compagnia nella bellezza di quelle rive. Così,  alla fine della bottiglia,  ancora un po' di più te le fa amare.

Col del Lupo Azienda Agricola Via Rovede 37, 31020 Vidor - Treviso
Tel. 0423.980249   www.coldelupo.it

Salis Ristorante EnotecaStrada per Saccol 52, Valdobbiadene (Tv)
Tel: 0423 900561www.salisristorante.it

 

San Lorenzo 1997 - Fattoria San Lorenzo

Avete presente Miles, uno dei protagonisti del film cult Sideways, nella scena in cui beve con soddisfazione in un fast food un Cheval Blanc del Sessantuno?

Vabbè, non verso il San Lorenzo Novantasette di Natalino Crognaletti in un bicchiere di carta ma l'esperienza è più o meno quella: aprire un grande vino - diciamo non esattamente cheap - in un giorno feriale, mentre pranzo da sola, a casa. Aprirlo perché mi va e per  il gusto di scoprire com'è questo verdicchio a diciotto anni dalla vendemmia,  e imbottigliato dopo 110 mesi di affinamento in  contenitori di acciaio e cemento. 

Lo comprai con Mario, il fido consumatore medio, nel 2009 o 2010, non ricordo. 

Ci presentammo a sorpresa a Fattoria San Lorenzo di Montecarotto (An) e mi colpì, Natalino - mai visto prima . Un vignaiolo dalle mani scure di terra, dallo sguardo schietto. 

Lui, quasi schivo, lasciava parlare i suoi vini prima di tutto.  Ci mostrò le vigne di verdicchio, allevate senza irrigazione,  sotto il sole estivo che picchiava forte,  e lui le difendeva con  pacciamature accurate attorno al piede. 

Ricordo d'aver provato la sensazione che in seguito avrei risentito molto meno di quanto pensassi: i suoi vini fotografavano esattamente quelle vigne, quell'uva curata dalle sue mani con una pazienza estrema.

Non sono particolarmente depressa quest'oggi (come lo era Paul Giamatti in Sideways);, non ho nemmeno particolarii  motivi per festeggiare. 

Prendi l'attimo è il mio motto oraziano, quindi vada per aprire il San Lorenzo, qui e ora.

Nell'integrità assoluta, spara effluvi di ginestra, susina matura, timo, basilico. Indenne a un tempo lungo che assomiglia al percorso umano per raggiungere la maggiore età, si distende lungo il palato con una freschezza spiazzante. 

Il verdicchio qui canta una canzone solare, festosa; pieno e sapido, mostra come in controluce gli esiti terziari di un miele d'acacia, e idrocarburo.

Domina il frutto, integro e ammaliante.

Il calore dell'alcol non lo senti, va giù che è un bijou, accanto a un risotto all'onda con zucca al forno, porcini, robiola e curcuma. Un duetto impeccabile.

Ma i 14 gradi ci sono e a un certo punto devi smettere. Lo  ritappi e ti dici che vorrai scoprire domani, quali altre cose ti racconterà questo vino, grandioso eppure semplice, come Natalino.

Pinot Bianco Prunar 2014 - Erste+ Neue

Questo Weissburgunder è stato una delle più belle scoperte degli ultimi tempi. Lo produce la storica realtà cooperativa di Erste+Neue che raccoglie circa 400 soci con 230 ettari di vigneti, in gran parte attorno al Lago di Caldaro.  Si dice che la classe non è acqua. Talvolta però è vino. E qui lo è, per un sorprendente equilibrio tra finezza olfattiva e una beva tonica e quasi rinfrescante. Agile e appagante la beva. L'ho accompagnato molto bene con un risotto carnaroli alla zucca, Castelmagno e mandorle tostate.

Eccellenti anche gli altri bianchi, in particolare il Sauvignon Blanc Stern 2014 e il Gewurtztraminer della Linea Puntay 2014.

Soave Classico La Froscà 2010 - Gini

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Ho aperto questo Soave Classico ( in formato magnum) durante la cena del mio recente compleanno.

Un vino dalla luce adamantina che mostra all'olfatto e al gusto un ventaglio di espressioni della garganega bevuta oltre l'annata: dalla ginestra, alla pesca gialla, agli accenni d'idrocarburo e con il sale e la freschezza nel lungo finale.

L' ho bevuta assieme agli amici, con la sensazione di aver avuto un privilegio e di averla aperta nel momento di massimo splendore.

Cose che accadono quando si dà tempo ai migliori Cru del Soave di raccontare una storia. 

E qui c'è davvero la storia del Soave e delle vigne di garganega che Sandro e Claudio Gini non hanno mai sostituito: sono ancora quelle curate dal grande padre Olinto. 

Alla tua memoria, Olinto, oltre che ai miei appena doppiati sessant'anni.