Soave Preview - Il millesimo 2015 e altre storie
/C'era una volta "Tutti i colori del bianco": dal 2005 al 2009 era il tema della longevità a guidare la manifestazione annuale organizzata dal Consorzio di Soave, poi, sulle tracce di importanti lavori di caratterizzazione del territorio ( sul paesaggio, sulla zonazione, sui Cru) si è arrivati ad individuare nella matrice dei suoli vulcanici la chiave decisiva per comunicare il Soave - con "Vulcania" e il Forum Internazionali dei Wolcanic Wines -.
La lonegività, il Vulcano sono stati temi ancora molto vivaci all'interno della recente edizione dell'antemprima che ha messo in scena l'annata 2015: un'appuntamento affollato di presenze straniere e per la prima volta accessibile anche al pubblico. La recente iscrizione del territorio del Soave nel registro dei paesaggi rurali italiani ad interesse storico, ha fornito poi ulteriori spunti di interesse: il paesaggio e la biodiversità come valori da tutelare, la presenza di vecchie vigne (alcune delle quali centenarie), la sostenibilità della produzione in termini di salvaguardia ambentale.
Temi importanti che, a mio avviso, vanno poi ricercati nel bicchiere in termini di riconoscibilità e coerenza della denominazione, pur nelle diverse espressioni territoriali e nella particolarità dell'annata.
Occorre dire come premessa che negli ultimi cinque anni l'imprevedibilità climatica, con alternanze di periodi caldi e siccitosi e freddi e piovosi, ha reso sempre più difficile valutare le annate appena imbottigliate. Così, ad esempio, alcuni 2014, caratterizzati lo scorso anno da una acidità tagliente e molto esili nella materia, si sono rivelati ora scattanti e freschi, lasciando prevedere una buona capacità di evoluzione.
Il 2015 è stata definita un'annata più "classica" con equilibrio maggiore tra le componenti zuccherine, acide e sapide. Di certo, molti degli oltre 60 vini degustati alla cieca si sono mostrati più rotondi e fruttati, direi pronti. C'è tuttavia da ricordare che l'inverno precedente alla vendemmia del 2015 praticamente non c'è stato e che, a fronte di una buona ripresa vegetativa con germogliamento in leggero anticipo, è arrivata poi un'estate con picchi di calore altissimi. Questo per dire che in molti casi si è pure vendemmiato in anticipo per cercare di salvaguardare aromi e freschezza. Qui ovviamente, giocano le esposizioni, l'irrigazione, la perizia dei produttori.
Si dice ch'io conosca bene il Soave nel suo insieme di territorio ed espressioni. Ci vivo dentro e proprio per questo amo berlo e giudicarlo quando ha almeno un anno di bottiglia. Qualche valutazione generale e molto personale però posso tentarla. IL 2015 è un'annata che premia l'immediatezza e la piacevolezza del frutto, quando il vino non dà segnali di surmaturazione ( e in qualche caso di ossidazione). A piacere è soprattutto l'aspetto gustativo, mentre nel colore e soprattutto all'olfatto c'è una grande variabilità. In qualche caso è apparso un colore bianco carta che riporta ai Soave Anni Settanta-Ottanta, e si sono annusati nei bicchieri dei Soave un po' "imballati" nei profumi. In qualche altro caso, al contrario, si sono avvertiti profumi talmente aromatici da suscitare più di qualche domanda.
Non so quanti lettori possono ricordare la questione dello Chardonnay. Alla fine del secolo scorso, più o meno intorno agli anni Novanta, andava di moda "arrotondare" il Soave con lo Chardonnay: dava una maggiore grassezza alla beva facendo un po' il paio con l'uso del legno, della barrique, per smussare e, in ultima analisi, "internazionalizzare" il gusto. Poi è venuto il momento dell' orgoglio territoriale con il terroir e l'uva garganega sempre più protagonisti.
Non so se ci troviamo di fronte a un fenomeno analogo, ma da qualche anno, prima in sordina, e in quest' Anteprima in più di qualche caso, certi profumi possono essere ascrivibili a un Moscato, a un Riesling giovane, se non addirittura a un (Gewurz)traminer; non certo alla garganega ( o al trebbiano di Soave). Ora, dato per certo che non si usino - perchè non permesse - uve aromatiche, da dove derivano queste aromaticità così spinte? Lieviti, nuove pratiche di macerazione- pressatura-fermentazione di cui non siamo a conoscenza? Sarà opportuno girare la domanda ai tecnici del mestiere.
Certo, c'eravamo un po' abituati a trovare nei bianchi freschi qualche "punta di sauvignon blanc", che poi magari spariva con il tempo, ma ora, francamente, qualche perplessità è d'obbligo.
Nel prossimo post, alcuni Soave che mi sono piaciuti. Ma come potete immaginare, la mia degustazione preferita è stata quella dei "Soave alla prova del tempo".
Foto: Consorzio Soave