I trent'anni del Lessini Durello: è il momento d'oro per il Metodo Classico

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Ho partecipato alla 15^ edizione di Durello and Friends:  è stata una bella e grande festa per i trent’anni di una denominazione che ha saputo crescere sia in termini quantitativi che qualitativi e che oggi deve scegliere come poterlo fare ulteriormente, così da diventare, a mio avviso, il territorio italiano più interessante per la produzione d’eccellenza di spumante Metodo Classico prodotto da un'unica varietà autoctona. 

Soltanto sette o otto anni fa scrivevo “Chi conosce il Duello alzi la mano!”, riferendomi a uno spumante che veniva consumato soprattutto in ambito locale. Oggi non è più così, il Durello Lessini si beve molto di più, sia in Italia che all’estero.

La fotografia qui sopra dice tutto: rispetto agli inizi degli anni Ottanta, quando la varietà  autoctona durella veniva impiegata per produrre un vino bianco fermo acidissimo e soltanto alcuni pionieri credettero nelle potenzialità di quest’uva come base per un ottimo spumante Metodo Classico - vanno ricordati Renato Cecchin, Guerrino Fongaro e Lino Marcato, in primis -  oggi ci troviamo di fronte a  una denominazione che conta 31 produttori, alcuni anche molto giovani, che formano un gruppo unito e deciso a promuovere ulteriormente il prestigio della denominazione. C’è inoltre da dire che dietro a queste 31 aziende ci sono 428 viticoltori che coltivano la durella, e molti di essi lo fanno da più generazioni.

La conferma del successo viene anzitutto dai numeri: nel 1987 si producevano circa 50.000 bottiglie, oggi siamo arrivati al traguardo di 1 milione. L’estensione dei vigneti è di circa 500 ettari, per la precisione 366 ettari sulle colline veronesi e 107 ettari su quelle vicentine, distribuiti in maggioranza su terreni collinari a matrice basaltico-vulcanica, che in qualche caso sfiorano i 600 metri su livello del mare.  C’è anche qui un’ulteriore potenzialità di crescita. 

Un plauso deve essere rivolto senza dubbio all’azione del Consorzio di Tutela - oggi presieduto da Alberto Marchisio e diretto da Aldo Lorenzoni - poiché negli anni ha saputo costruire un tessuto di azioni di valorizzazione davvero invidiabile.

Oggi è il tempo di nuovi progetti: la creazione di un Volcanic Park, rete d’impresa per progetti di enoturismo legati alle bollicine autoctone berico-scaligere e la proposta di candidatura della Val d’Alpone a Patrimonio Unesco (questo territorio ospita uno dei più importanti giacimenti fossiliferi del mondo).

È giusto festeggiare, dunque, una storia vincente di imprese, un vino e un territorio che hanno saputo comunicare la loro particolarità, quel quid che li rende unici e che rappresenta una forza anche in termini di marketing. È altrettanto giusto, però, annotare come i traguardi raggiunti debbano oggi essere accompagnati da scelte mature e consapevoli, facendo chiarezza su alcuni aspetti ibridi,  per puntare a un’ulteriore crescita di valore, senza confondere le idee a chi il Durello lo beve: il consumatore.

Un primo passo in questo senso è stato compiuto qualche anno fa,  riservando la denominazione Lessini Duello esclusivamente allo spumante che oggi viene prodotto per il 60% con li metodo tradizionale italiano (Martinotti) e per il restante 40% con il Metodo Classico ( dai 36 ai 48 mesi di affinamento sui lieviti, l minimo per la versione Riserva). 

Se trent’anni di storia della denominazione hanno messo a fuoco la vocazione spumantistica del territorio, tutto ci dice che questo è il momento d’oro per diversificare ulteriormente e con chiarezza le due tipologie, puntando con decisione sul Metodo Classico.

Su questo tema mi trovo d’accordo con Andreas Marz, giornalista di Merum che ha affermato con decisione:  «le bottiglie di Lessini Durello sono delle vere e proprie gemme preziose e hanno tutte le carte in regola per “esplodere come nuovo fenomeno della spumantistica italiana" » e con chiarezza ha ribadito che la menzione Lessini Druello deve identificare esclusivamente la produzione del Metodo Classico con durella al 100%. 

Per lo spumante prodotto con metodo charmat si studi, dunque, un altro nome, lasciando la libertà di produrlo con durella ed altre uve, a un prezzo giustamente più popolare. Occorre insomma agire,  a partire dall’etichetta,  affinché al  consumatore sia chiaro che l’eccellenza di questo piccolo territorio spumantistico, unico nel suo genere, è costituita dal Metodo Classico. Durello and Friends ha ben mostrato che la voglia di intraprendere questa strada c’è:  anche i giovani produttori da poco entrati nel Consorzio hanno confermato la volontà di puntare soprattutto al Metodo Classico che, tra l'altro, era presente sui banchi della manifestazione  in larga misura, rispetto all’altra tipologia.

Un augurio  di cuore alle 31 aziende del Consorzio Lessini Durello, per ulteriori successi, e perché abbiano la forza e il coraggio di compiere la scelta decisiva:

Az. Agr. Bellaguardia, Ca’D’or, Casa Cecchin, Cantina di Monteforte d’Alpone, Cantina di Soave, Az. Agricola Casarotto, Cavazza, Collis Veneto Wine Group, Az. Agr. Corte Moschina, Dal Maso, Cantina Dal Cero, Cantina Fattori, Franchetto, Az. Agr. Fongaro, Gianni Tessari, Marcazan Fabio, Az.Ag. Masari, Az. Agr. Montecrocetta, Az. Agr. Sacramundi, Az. Agr. Sandro De Bruno, Az. Agr. Tamaduoli, Az. Vitivinicola Tirapelle, Cantina Tonello, Cantine Vitevis, Az. Ag. I Maltraversi, Cantine Riondo, Cantina Valpantena, Cartine Marti, Family of Wine, Enoitalia, Cantina Danese.