Dicevi Melegatti ed era il Pandoro: storie di ieri e di oggi

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Dev'essere un immagine scattata tra gli anni Cinquanta e i Sessanta: le commesse del negozio di pasticceria Melegatti nel centro storico di Verona posano sorridenti davanti all'obiettivo.  Sono gli anni del boom economico, all'orizzonte un futuro di discreto benessere, di sacrifici, magari, ma anche di sicurezze, come quella essenziale di un lavoro. Melegatti è allora un marchio affermato, sinonimo di tradizione nella produzione del "Pan de Oro", brevettato dal fondatore Domenico Melegatti  già nell'ottobre del 1894.

Non posso fare a meno di sovrapporre idealmente questa fotografia .all'mmagine che da giorni scorre suii media e che mostra i presìdi di operai ed operaie davanti alla moderna sede della Melegatti a San Giovanni Lupatoto.  L'azienda è  in seria difficoltà, a rischio di chiusura: gli stipendi non  sono pagati da mesi,  sono stati posti i sigilli alle linee di produzione per crediti non onorati. Non mi addentro in valutazioni tecniche sulle motivazioni di questa profonda crisi che mette a rischio il posto di lavoro di un'ottantina di lavoratori fissi e di oltre duecento stagionali. Le ragioni probabilmente sono molteplici.

Preferisco offrire a Monica  (che mi ha spedito la foto ed è ferma  con i colleghi ai cancelli della fabbrica) il ricordo del mio primo giorno di scuola elementare: era il primo ottobre del 1960.

La maestra ci accoglie con l'appello - eravamo una trentina di bambine con il grembiule nero e il fiocco al colletto -  Giunge a me e chiama a voce alta: "Maria Grazia Melegatti", commentando con un grande sorriso: "ah quella del Pandoro! " - ricordo bene che risposi  tra l'imbarazzato e il divertito - "No, signora maestra, magari, mi chiamo Melegari!".  Questo per dire di quanto allora Melegatti fosse un punto fermo nell'immaginario collettivo, come sinonimo di Pandoro.

Com'è potuto accadere che un brand storico sia caduto fino a questo punto?  Penso che primi a rispondere dovrebbero essere  i vertici  dell'azienda, in primis i rappresentanti dei due rami familiari Ronca e Turco  che da tempo sono su fronti opposti - si racconta -  nella conduzione della gestione aziendale.

Se vi chiedessi quale campagna pubblicitaria natalizia dei Pandoro Melegatti ricordate meglio, sono certa che parecchi indicherebbero quella di qualche anno fa che piazzò un'mprobabile foto di Valerio Scanu sulla confezione del Pandoro, facendo a pezzi l'immagine storica della scatola blu con le modanature dorate e il simbolo aziendale con i gatti.  Fece piuttosto discutere, assieme ad altre "trovate" dai toni fuori luogo. Apparve allora un interessante articolo dal titolo: Melegatti può essere salvata mentre distrugge il suo brand?

L'ultima campagna che io ricordo piacevolmente è  quella condotta circa una ventina di anni fa con Franca Valeri.

Altra storia di oggi è che, mentre la Melegatti è a rischio chiusura, un altro importante brand dolciario veronese investe in India  - creando uno stabilimento per sfornare croissant - con un piano complessivo di 80 milioni di euro in cinque anni. 

Non so che accadrà tra un paio di giorni, quando si riunirà l'assemblea dei soci della Melegatti: si parla di nuovi investitori, del possibile rilancio da parte del socio di minoranza, la famiglia Turco.  

Auguro ogni bene a Monica e ai suoi colleghi e penso che mi spiacerebbe non vedere più la scatola blu, il prossimo Natale.