Una rosa è una rosa è una rosa - Appunti dall'Anteprima Chiaretto

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“Una rosa è una rosa è una rosa”.

La citazione di Gertrude Stein, si presta bene per comunicare l’atmosfera dell’undicesima edizione dell'Anteprima del Chiaretto che si è tenuta domenica 10 marzo presso la Dogana di Lazise. 

La forza evocativa di questo verso, apparentemente ridondante, è molto forte. E come la rosa è una rosa e null'altro, così un vino rosa è un vino rosa e null'altro.  Si esprime in luoghi e con varietà che lo rendono unico nella sua identità e assolutamente non è, come molti consumatori credono,  magari snobbandolo,  "nè bianco nè rosso”: è rosa.  

È un vino rosa,  dunque, il Chiaretto,  che si produce sulle due sponde del Lago di Garda, nelle denominazioni del Bardolino e della Valtenesi. 

Nel primo si esprime la corvina - con saldo di rondinella e poco d’altro - nel secondo il groppello, con saldo di marzemino, barbera e sangiovese.

Sono espressioni unite nella freschezza e nel sale, grazie alla matrice morenica dei suoli e alla mitezza mediterranea del clima, ma hanno due anime: il Chiaretto di Bardolino è austero, slanciato in toni agrumati e di spezie, il Valtenesi Chiaretto è più setoso, floreale e avvolto in piccoli frutti rossi.

L’Anteprima 2018, che ha riunito le due sponde, ci ha regalato parecchi buoni assaggi, con vini ben centrati, a cominciare dal colore dai brillanti toni di litchi e cipria, tutti dal chiaro al chiarissimo, un po’ più omogenei nel Chiaretto di Bardolino che nel Valtenesi.

 “Un vino rosa è un vino rosa è un vino rosa”, direbbe Gertrude Stein. Prendiamo l’abitudine a dirlo noi, invece: chiediamo e beviamo vino rosa, magari non solo d'estate e non solo a bordo piscina o con la pizza (due situazioni in cui peraltro va  benissimo). 

E chi ama le sfide provi dei vini rosa che hanno qualche anno di bottiglia e superano alla grande la prova del tempo. All'anteprima c’erano dei Chiaretto sorprendenti: ad esempio il 2012 di Giovanna Tantini, il 2016 di Albino Piona, il 2017 di Poggio delle Grazie e una verticale di ben cinque annate del Valtènesi Molmenti di Costaripa.  Tutti buonissimi anche nella loro più giovane espressione dell’annata.

A questi aggiungo i Chiaretto di Gentili, Le Fraghe, Guerrieri Rizzardi, Corte Gardoni e Le Vigne di San Pietro sulla sponda veronese e Le Chiusure, Pasini San Giovanni (Rosagreen), Cantrina e Selva Capuzza su quella bresciana.

 Il Consorzio della Chiaretto e del Bardolino ci informa che è stato creato Rosautoctono, l'Istituto Italiano del vino rosa da varietà autoctone, con alla guida il presidente dello stesso Consorzio, Franco Cristoforetti

È un bel progetto, che segue al patto sottoscritto qualche tempo dalle denominazioni Chiaretto Di Bardolino, Valtenesi, Cerasuolo d'Abruzzo, Castel del Monte, Salice Salentino, e Cirò,   corrispondenti ai territori italiani dove il vino rosa ha una storia ed è una tradizione da conoscere e valorizzare.

Mandiamo dunque definitvamente in pensione il termine "vino rosato"  da usarsi in senso restrittivo per qualificare i vini rosa in Puglia e in Calabria.  

Come non esistono vini "biancati e rossati”, ma ci sono  vini bianchi e rossi,  così non esistono i vini rosati ma rosa.

E inoltre, come scrive Camillo Langone nel suo spassoso libro Dei miei vini estremi - un ebbro viaggio in Italia,  "rosato sembra il participio passato del verbo rosare e nella mente di chi non conosce l'enologia (il 99% dei bevitori) potrebbe instillare l'idea di un bianco colorato artificialmente. Ohibò. La parola perfetta è rosa".