La splendida quindicesima edizione di Vinnatur a Villa Favorita

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Sarà pure l'età, ma quest'anno non me la sono sentita di dividermi e correre tra le diverse "manifestazioni alternative" satellitari a Vinitaly. Frequento Villa Favorita dalla prima edizione, nella quale - è bene ricordarlo - il movimento dei produttori del "vino naturale" si presentò unito per poi dividersi con la diaspora (proprio da Villa Favorita) di quello che è oggi il movimento associativo di Vini Veri a Cerea. A quindici anni di distanza le suddivisioni si  moltiplicano ( due altre fiere concomitanti quest'anno!)  e probabilmente scopro l'acqua calda nel dire che ogni prospettiva di unità del movimento, su basi comuni, pare definitivamente tramontata.

Tanto è valso, dunque, puntare sulle tante e belle novità di Vinnatur, che cresce di anno in anno, sia come numero di produttori - 158 le presenze di quest'anno - che come qualità della proposta complessiva. Ci ho trascorso quasi due giorni interi e devo dire che ne è valsa la pena.

Organizzazione quasi perfetta, direi, con il debutto di  una piccola guida ai 20 nuovi produttori entrati nell'associazione e ad alcuni  percorsi di approfondimento: Rifermentati in bottiglia, Orange wines, No solforosa, Hand-made wines, Vini da territori vulcanici. 

Tra i nuovi produttorii che ho avuto il piacere di incontrare segnalo: Terre di Pietra, con una bella serie di nuove etichette, Storchi, con gli impareggiabili rossi reggiani, Valentina Passalacqua con i buonissimi Nero di Troia e Fiano Minutolo, Monte Brecale e Nevio Scala con riuscite espressioni dei Colli Euganei, Davide Vignato con i suoi Gambellara e l'interessante gamma delle etichette  (in prevalenza da varietà resistenti)i di Thomas Niedermayr.

Interessanti e piacevoli anche i due seminari degustazione tenuti da Giampaolo Giacobbo e Samuel Cogliati. che si sono interrogati rispettivamente sulla longevità dei vini senza SO2 e sul significato dell' ormai onnipresente termine "Mineralità": due argomenti non da poco che meritano approfondimento. Al termine delle due degustazioni posso dire che sì, la durata nel tempo è una prospettiva che i vini prodotti senza solforosa possono avere,  (cosa impensabile quindici anni fa), mentre mi sento ancora insicura sulla definizione di "mineralità": la certezza, per ora unica, comunicatami dall' intervento di Cogliati  è che il concetto ha a che fare con la percezione gustativa del sapore, legata a una certa "salinità" dei vini, e non c'entra proprio, invece, con le percezioni olfattive (scordatevi che l'idrocarburo sia un sentore "minerale": gli idrocarburi sono organici, non minerali). Insomma, ne dovremo riparlare; nel frattempo vado a leggermi gli scritti di David Lefevbre e dei coniugi Bourguignon.

Ho assaggiato un bel numero di vini, sia ai banchi che nella confortevole saletta riservata: davvero pochi i vini problematici e visibilmente in crescita la qualità media complessiva. Mi è impossibile citarli tutti (per quelli che ho annotato,rimando a questa galleria di foto su flickr). Come ho già scritto, al vertice del mio podio personale metto questi tre vini espressivi, piacevoli, pressoché perfetti:

T.N. 76 Weissburgunder 2015 di Thomas Niedermayr

Pico 2016 di Angiolino Maule 

Nerocapitano 2017 ( Frappato) di Lamoresca