LE CENTO VENDEMMIE DELL' AZIENDA TURINA DI MONIGA DEL GARDA
/L’AZIENDA TURINA DI MONIGA DEL GARDA CELEBRA UNA STORIA FAMILIARE DI 100 VENDEMMIE E GUARDA AL FUTURO
Read MoreL’AZIENDA TURINA DI MONIGA DEL GARDA CELEBRA UNA STORIA FAMILIARE DI 100 VENDEMMIE E GUARDA AL FUTURO
Read MoreSandro Tasoniero e Marina Ferraretto ci hanno accolto in cantina per un confronto tra annate nuove e vecchie di Durello e Soave. Il pensiero va al dicembre 2008, quando presentarono per la prima volta la loro azienda Sandro de Bruno … Confronto con sorprese!
Read MoreIn più occasioni ho incontrato Thomas Noedermayr e i suoi vini, ma qualche sera fa ho avuto il piacere di poter assaggiare una panoramica della sua produzione, incentrata sui vitigni PIWI, resistenti alle malattie fungine. grazie all’invito della cara Corinna Ganesini, referente Veneto per Slow Wine, presso l’Enoteca della Valpolicella.
Una serata speciale, a dir poco. Interessanti e impeccabili i vini, frutto di una scelta biologica che Thomas e la sua famiglia hanno intrapreso da quarant’anni, approdando poi alla produzione da vitigni resistenti negli anni Novanta. Impeccabili e gustosi anche i piatti della cucina guidata dalla cara Ada Riolfi, tra i quali merita il podio il raviolo con ripieno di faraona arrosto.
La sequenza dei vini è iniziata com Summ 2022, il vino d’ingresso, ovvero il biglietto da visita dell’azienda. Selezione in vigna per una cuvée di bronner, solaris e sauvigner gris che regala profumi e beva di spiccata freschezza. Si è proseguito con il Sauvigner Gris 2021, prodotto da tre parcelle a 300 m di altitudine, su suoli di dolomite e terra rossa, affinamento in grandi botti esauste di rovere, acacia e castagno. Agrumato, potente, aggraziato e sapido. Il terzo vino, il Solaris 2020, ha stupito e per la profondità olfattiva di erbe aromatiche e susina gialla e per la beva incisiva e persistente. Nasce da vigne tra i 300 e il 700 m. su suoli di dolomite e limo. A seguire il Sonnrain 2020, u.n blend aromatico da singola vigna: delicatissimo e floreale di lavanda e legno di rosa, anche questo caratterizzato da una piacevole sapidità. Il quinto vino era una parentesi rossa: il Granfelds 2020, un blend di varietà resistenti presenti in un’unico vigneto a 500 m, su suolo argilloso calcareo: note di prugna e frutti rossi, fresco e quasi piccante.
Gran finale, è il caso di dire, con i due vini che ho preferito in assoluto. Non è facile poter assaggiare il bronner in purezza, più frequentemente usato per blend di Piwi a bacca bianca. È complesso e affascinante il Bronner 2019 che già al naso si annuncia minerale, con grafite, agrume, timo, salvia e frutti gialli. Preciso, sapido e appagante al palato, con un finale che richiama spezie d’Oriente e cristalli di sale. Da terreno di gneis-scisto, povero, sabbioso.
Fuochi d’artificio in chiusura, con il 99 S.Alt 2019 che, come suggerisce l’acronimo, nasce dal vigneto più vecchio di solaris ( 1999) ed è un po’ il simbolo del percorso intrapreso allora da Rudi Niedermayr e che oggi continua con il figlio Thomas. Che vino! La macerazione delle uve di circa tre giorni dona spessore e profondità al sorso, la maturazione in botte da 1000 l. lo rende elegante e avvolgente. Un tripudio di frutti esotici e agrume semicandito, su una tessitura minerale che allunga il sorso.
Sono davvero grata a Corinna e a Thomas per questa serata speciale.
Thomas Niedermayr, Hof Gandberg Strada Castel Palù 1 39057 Appiano sulla Strada del Vino (BZ) Tel 340 8242495
tommaso Bussola franco allegrini claudio viviani gianpaolo speri - Locanda le salette di fumane -dicembre 2008
Questa forse potrebbe essere la prima pagina di uno scritto intitolato “Venticinque anni di vino”, tanti sono quelli segnati fino a qui da questa mia grande passione. Migliaia di foto, di eventi e bottiglie, migliaia di pagine con note sui vini, e storie e ricordi. Minacciati tutti dall’oblio che inevitabilmente sedimenta tutto nei nostri device in un’illusione d’eternità.
Tornando da Amarone Opera Prima, l’altra sera, ho cercato questa foto. “Amarone uno stile nel tempo” si chiamò quell’incontro organizzato da Ais Verona il 4 dicembre 2008.
Ed io li chiamai i Quattro Moschettieri quella sera: Tommaso, Franco, Claudio e Gianpaolo, a raccontare la propria idea dell’ Amarone, ciascuno con un paio di bottiglie di annate tra la 1990 e ila 2003. Si discusse, ricordo, di quale strada dovesse prendere questo vino nel mondo. Conclusioni non se ne tirarono, se non quella che il fiume d’Amarone scorreva alto tra le rive della Valpolicella, a ritmo serrato. Oggi ci facciamo ancora domande, forse con qualche incognita in più all’orizzonte.
Ma tant’è. Quella sera, trascorsa tra le pareti rosse della Locanda Le Salette, è racchiusa soprattutto nell’espressione dei quattro che sembrano ancora un po’ ragazzi. E nella malinconia di sapere che Franco non è più con noi.
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