Arco, freccia, stella e i quattro elementi di Edoardo - Alla scoperta di Siridia

Bell’incontro qualche giorno fa con i giovani Speri,  Edoardo e la sorella Samuela, che nel 2019 hanno dato vita all’ azienda Siridia, partendo dai vigneti di famiglia: 4 ha in Valpolicella Classica ( a Negrar) e uno nella denominazione Terra dei Forti, per una produzione di circa 10.000 bottiglie, accanto alla produzione dello sfuso. Incuriosisce già dal nome questa piccola realtà, e quando Edoardo esordisce descrivendo la sua filosofia - è un enologo formato alla scuola di Roberto Ferrarini - comprendi che ti troverai di fronte a qualcosa di molto particolare. “ Ogni vino è pensato  - dice - ancora prima di pigiare un grappolo d’uva si dovrebbe sapere perchè lo si sta facendo”. E racconta, anche per iscritto, nel suo manifesto: “L’arco, la freccia e e la stella sono elementi che hanno accompagnato l’uomo fin dalle origini”. I tre simboli li ritroviamo infatti nel logo aziendale e, continua Edoardo, “rimandano all’abilità materiale e muscolare di scoccare una freccia, mentre la stella simboleggia la parte immateriale, lo slancio dell’immaginazione, e anche dei sogni.”

A questo punto, l’aspettativa di trovare qualcosa di particolare nel calice è concreta. Anche perchè quell nome: “Siridia” che è di fantasia, pare rimandare all’aggettivo latino “sidereus”: stellato, luminoso, “siderale” diremmo oggi.

Edoardo e Samuela “sciolgono l’arcano” presentando in anteprima  tre etichette in edizione limitata e unica della linea “Elementi di Edoardo”: un Metodo classico, un vino bianco pensato per un lungo affinamento e un vino rosso. Tre bottiglie, dunque, diranno i lettori. Eh, no… sono ben sei, perché ogni tipologia è stata pensata per due diversi tipi di affinamento: uno “convenzionale”, sulla terra, e l’altro in mare, per la precisione nel mare di Croazia, dove le bottiglie sono state immerse tra i 15 e 40 metri.

Vini Underwater, dunque, ed Edoardo, con questa anteprima ci ha dato la possibilità di assaggiare ognuno dei tre vini nella doppia versione “ di terra e di mare”: un confronto curioso, stimolante e che non avevo mai provato prima d’ora.

Vediamo com’è andata.

Il primo vino è Astris,  un Metodo classico Blanc de Noirs Pas Dosé da pinot nero 85% e corvina 15%, con fermentazione in acciaio e affinamento di 24  mesi, di cui 6 in mare per la versione underwater. La bolla è di struttura, con un ventaglio aromatico deciso, diretto e sapido anche al palato. Belle note di frutta bianca, crosta di pane e spezia dolce. La versione marina mostra un maso più timido e floreale, con una Co2 più delicata. Spiccano in modo deciso freschi richiami qui più agrumati e la sapidità, molto in evidenza.

Il secondo vino. un Bianco Veronese Igt, pensato per un lungo affinamento, è prodotto con un uvaggio dell’annata 2022 (60% garganega, 30% chardonnay, 10% incrocio Manzoni). Dopo un breve appassimento di circa 20 giorni, si procede con macerazione pellicolare in pressa, fermentazione in legno e successivamente in anfora per un mese. Nella versione “di terra” spiccano belle note speziate di zafferano e fiore bianco e al palato offre un equilibrio gustativo quasi di millimetrica precisione, visti i 14 gradi alcol che assolutamente non si avvertono, a favore di una piacevole freschezza. L’altra versione, se da un lato offre maggiore sapidità, dall’ altro, con un anno di affinamento in mare, mostra meno complessità, soprattutto al gusto.

Il terzo vino è un IGT rosso a base corvina dell’annata 2019. Le uve sono messe ad appassire per 30 giorni; alla fermentazione in acciaio segue un affinamento in barrique di secondo passaggio per 6 mesi. Nella versione underwater, le bottiglie, come per il bianco, affinano in mare per un anno. Rispetto alla tessitura sapida e di spezie dolci tipica della corvina che troviamo nella versione “di terra”,  quella “marina” ha una trama quasi più ingentilita e floreale che pare ricordare un pinot nero. Anche il palato è più sottile, con in più un’intrigante nota fumé. I tre vini sono disponibili in edizione limitata, in cassette di legno che ospitano la doppia versione.

Bravo e coraggioso il giovane Edoardo, con un progetto che potremmo definire “cosmico”: Aria, Acqua, Fuoco e Terra. I primi tre li abbiamo assaggiati… attendiamo il quarto, di cui abbiamo ascoltato qualche accenno. Sarà senz’altro una bella sorpresa. Grazie Edoardo e Samuela, anche per la raffinata chiusura della serata, con il Passito Bianco a base garganega e trebbiano, affinato in damigiana e con il Vermouth a base di dieci botaniche… veramente eccellente!

DAL FILARE AL VINO: l’Azienda Agricola Camerani e l’Officina dell’Aias uniti in un nuovo progetto di inclusione

"Dal filare al vino" Quando la vigna è un'opportunità per tutti, nessuno escluso.

La sinergia tra l’Azienda Agricola Camerani e L’Officina dell’Aias apre nuovi orizzonti. Per le persone con disabilità la possibilità di acquisire competenze anche in ambito vitivinicolo per aumentare l’inclusione sul lavoro. Per Marinella Camerani, 40 anni da vignaiola alle spalle, di fare un piccolo reset personale e dare un nuovo senso a parole come amicizia, benessere, felicità, lavoro, salute, esplorando mondi e persone nuove.

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Corte Carezzabella: un piccolo paradiso in Polesine

A poca distanza dalla sponda destra dell’Adige, in Polesine, nel comune di San Martino di Venezze (Rovigo) ho scoperto qualche giorno fa un luogo di grande fascino: Corte Carezzabella. Il suo fascino deriva innanzitutto dalla vocazione all’’agricoltura che si sviluppa in più direzioni – dimensioni.

Ma andiamo per gradi. La Corte nasce all’inizio del Novecento come “Frutteto di San Martino” - nome ch’è ancora la ragione sociale dell’azienda - contando ben 150 ettari a frutteto, una produzione che è continuata fino ai primi anni 2000. L’inizio del nuovo millennio segna la consapevolezza che un fondo agricolo così ampio e generoso, unito alla bellezza della Corte, potevano – ma noi diremmo meglio dovevano – essere valorizzati al massimo, ridisegnando innanzitutto gli obiettivi della produzione agricola da un lato, e dall’altro, procedendo al restauro architettonico. Si arriva così all’oggi, con 60 ha dedicati alla produzione agricola in regime biologico certificato, con vigneti e appezzamenti adibiti a frutteto, seminativi e prodotti orticoli. Tutti i frutti della terra vengono poi trasformati in prodotti artigianali all’interno dell’azienda: vino, confetture, composte e succhi di frutta, polpe e passate di pomodoro, aceto di mele, farina macinata a pietra e prodotti da forno. (c’è anche un punto vendita). Alla produzione si lega anche la proposta della ristorazione all’interno dell’Agriturismo che può contare su oltre una decina di ampie camere per l’ospitalità.

Ma c’è dell’altro: Chiara Reato e il marito Francesco Favaretto che sono alla guida dell’azienda, hanno arricchito l’offerta della Corte anche con l’attività di Fattoria Didattica che comprende un Agri- Asilo per bambini e bambine dai 3 ai 6 anni e funziona da settembre a giugno. Quanto sia divertente e istruttivo questo asilo possiamo immaginarlo; è molto bello, a questo proposito, il logo aziendale con l’immagine stilizzata di una bambina che gioca con il cerchio.

Che Corte Carezzabella sia un’oasi di pace e tranquillità, dove la cura della biodiversità e della naturale vocazione agricola sono il fulcro di ogni attività, lo si vede bene passeggiando tra i vigneti e i campi, dove peraltro, sono stati conservati molti alberi e altri ancora ( circa 5000) ne verranno piantati tra gli apoezzamenti e nella fascia perimetrale dell’azienda.

In questo piccolo paradiso, la viticoltura ha assunto negli ultimi anni una funzione decisamente importante. Sono 22 gli ettari dedicati, in gran parte a pinot grigio e poi a seguire, Manzoni bianco, merlot, cabernet franc e; “last but not least”; la turchetta, varietà a bacca rossa storica del Polesine che, dopo un lungo periodo di abbandono, oggi viene ripresa con convinzione. Per il momento l’azienda produce 7 referenze, da circa 3,5 ha vitati.

Responsabile della produzione vinicola è il talentuoso giovane enologo Francesco Mazzetto, che ha guidato  un’interessante e approfondita degustazione dei vini, durante il press tour che si è svolto qualche settimana fa.

 LA DEGUSTAZIONE

 BRILLO 2021

Si inizia con un fresco e sbarazzino bianco sur lie composto da trebbiano romagnolo 85% e pinot grigio 15%. All’olfatto è floreale e pulito; gradevolissimo e sapido al palato, dove protagonista è la spalla acida del trebbiano.

 PINOT GRIGIO DELLE VENEZIE 2021

“C’è sottile filo di sabbia che scorre lungo l’Adige” dice Francesco Mazzetti. Fino a qui, dunque, con la componente silicea che indubbiamente conferisce una particolare sapidità a questo vino elegante, sottile ma molto incisivo.

 MANZONI BIANCO IGT VENETO 2021 e 2022

Ero curiosissima di assaggiare il Manzoni Bianco prodotto in riva all’Adige e devo dire che la curiosità è stata ampiamente soddisfatta, in termini di piacevolezza e carattere dei vini. Il 2021 contiene un 10% di pinot grigio. Il vino è lineare, con una leggera percezione tannica, mediamente sapido e con buona persistenza. Decisamente più incisivo il 2022, prodotto con il 100% di Manzoni bianco, già molto diverso a partire dal colore dorato intenso. Bel ventaglio olfattivo di fiore bianco, pera, salvia, accenni di crosta di pane e idrocarburo. Un vino slanciato nell’entrata di bocca e poi avvolgente, equilibrato e, soprattutto, sapido. Il 60%  delle uve viene vinificato e maturato in acciaio, la restante parte in piecès borgognone usate.

 TEMETUM ROSSO VENETO IGT 2021

Passiamo al pianeta rossi con questo blend di merlot 60%, cabernet franc 25%, turchetta 15%. Vinificazione in cemento. Brillante e trasparente amaranto. Una freschezza floreale- speziata cattura il naso: zagara, poi chiodo di garofano e pepe bianco. Il palato è coerente, con in più una scia persistente e fresca che ricorda la granatina di lampone. Bell’equilibrio fresco sapido, in questo vino gradevolmente diretto e gastronomico.

 MERLOT ROSSO VENETO IGT 2021

Dalle vigne più vecchie, un Merlot che non vede legno ma soltanto cemento per la fermentazione e poi acciaio. Rubino di bella trasparenza, Al naso note vegetali delicate e un accenno di mora di gelso. Al palato si amplifica la nota fruttata, con buona ampiezza gustativa e un finale persistente e balsamico.

 TURCHETTA ROSSO VENETO IGT 2021

Rubino intenso con riflessi amaranto, consistente nel bicchiere. All’olfatto è intenso, sfaccettato, con richiami alla frutta rossa: ribes, lampone, poi pepe e tratti più rustici con ricordi di humus, corteccia e sottobosco. Al palato mantiene la ricchezza olfattiva in una gustosità e freschezza complessive davvero intriganti. Persistente, mediamente sapido e, soprattutto, inaspettatamente ingentilito nel finale da accenni di petali di viiola essiccata e erbette balsamiche. Mi è piaciuto assai questo rosso e pure il racconto di Francesco Mazzetto: è un’ varietà tardiva, difficile, poichè i grappoli sono soggetti ad acinellatura e probabilmente questo è il motivo per cui è stata progressivamente abbandonata; ha una buona acidità. Chiara e Francesco dimostrano di credere nel recupero di questa varietà storica in cui vogliono ulteriormente investire. Meritano il nostro applauso.

Dimenticavo: simpaticissimo anche il ROSA ROSATO VENETO IGT 2020 da uve merlot. Buccia di cipolla ramato, buona freschezza su note di fori bianchi e lievemente mielate.

 Il piccolo paradiso in Polesine vale il viaggio, cosi potrete scoprire anche l’origine del nome Carezzabella: niente carezze ( e baci) ma “Carezzà”…

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