Prosecco Colfondo della Coop? Sì, ma...

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Non so se sono stata poco attenta, ma non mi era ancora capitato di trovare  un Prosecco rifermentato in bottiglia cosiddetto “col fondo” sugli scaffali della GDO.

Fino all’altro giorno , quando ho notato l’etichetta di questo Col Sol Colfondo Valdobbiadene Prosecco DOCG frizzante, messa bene in vista nel reparto vini della Coop di Vittorio Veneto e venduta con lo sconto del 40% a 5,25 euro. Un’etichetta  che accanto alla dicitura Colfondo porta stampato il  simbolo   di marchio registrato.

Il pensiero è corso immediatamente alle tante esperienze di degustazione dei Prosecco col fondo fatte nel territorio trevigiano e in particolare ad alcuni incontri con i produttori per discutere della tutela di questo metodo storico e tradizionale di produzione.  All’inizio del 2015 fu  delineata una bozza di regolamento ( leggi qui) che portò a una proposta di modifica  del disciplinare.  A  tutt’oggi  il tutto risulta fermo da qualche parte, forse in un cassetto dell’organismo competente.

In questo frattempo, il fenomeno “Colfondo” ha preso il volo, tanto che questo termine ha varcato i confini del trevigiano per assumere una valenza di “ aggettivo” riservato a numerosissimi esempi di vini rifermentati in bottiglia senza sboccatura, dalle Alpi alle Piramidi, oserei dire.

Davanti a questa bottiglia che dimostra l’interesse crescente per la tipologia, proposta anche nella grande distribuzione e quindi accessibile a molti  ( Col Sol è una private label prodotta per Coop), ho rafforzato ancora di più la mia idea: il Colfondo merita di essere tutelato in questa zona storica ( o meritava, perché ho l’impressione che questo treno lo si sia perduto).

Insomma, trovare un Colfondo Docg  in svendita, mi ha dato da pensare. E pure trovare in un’etichetta  il  simbolo di marchio registrato ( appartiene a due aziende note della denominazione Valdobbiadene) .  Ambedue parteciparono a quel dibattito e le  ricordo  “possibiliste” sull’idea di rendere patrimonio collettivo della denominazione  il marchio registrato.  Con opportuni accordi, ovviamente, come avvenne per il marchio del “Ripasso”  che apparteneva a Masi Agricola e nei primi anni Duemila fu donato alla Camera di Commercio di Verona, portando alla nascita della tipologia Valpolicella Ripasso. Ma anche questo mi pare un treno perso e mi dispiace.