Prosecco Colfondo della Coop? Sì, ma...
/Un Valdobbiadene Prosecco dog“private label” della Coop (e ci ho fatto sopra qualche pensiero).
Read MoreUn Valdobbiadene Prosecco dog“private label” della Coop (e ci ho fatto sopra qualche pensiero).
Read MoreLa bella foto scattata da Margherita Grandin fissa un attimo del bellissimo spettacolo andato in scena domenica 19 giugno al Teatro Metropolitano Astra di San Donà di Piave. S'è apprezzato come una pietra preziosa incastonata in una giornata interamente dedicata al Prosecco col fondo e ai vini rifermentati in bottiglia, dal titolo "Colfondo va in scena"
Sul palco il gruppo musicale Madeleine Royale con:
Karen Casagrande: voce, voce narrante, percussioni
Enrico Borsoi: voce e chitarra acustica.
Sonia Barbon: voce e violino.
Daniel D’Andrea: basso elettrico e chitarra classica.
Mettono insieme, questi bravissimi professionisti, musica, degustazioni di vino e racconto teatrale. Si può ben dire che ci abbiano regalato uno spettacolo a dir poco emozionante, a tratti commovente, traboccante di suggestioni, evocazioni, colori e suoni.
Indimenticabili.
Ho vissuto dentro un racconto che vorrei intitolare Colfondo Dreams (in corsivo le citazioni dal testo teatrale, per gran parte improvvisato da Karen)
Nel buio della sala appare sullo schermo una bottiglia - clessidra. Come sabbia fine i granelli di lievito scendono sul fondo. Colfondo, vino che vuole tempo e che devi attendere.
“Il Colfondo è uno di quei vini che si devono raccontare come se avessimo degli occhiali a 4D, vini che nelle loro sfumature abbracciano storie e dimensioni parallele”.
Mi torna alla mente lil primo bicchiere di Prosecco col fondo che assaggiai a Mantova, da una bottiglia "sciabolata" dall’oste Mauro Lorenzon. Era il 2009 e rimasi Incuriosita e perplessa davanti al mistero di quel vino sapido, torbido, fresco, che non mollava il mio pensiero, benché fosse assolutamente fuori dai miei parametri di giudizio.
"C’è un desiderio, nascosto in questo vino, nella sua torbidità, nella sua bollicina delicata e rustica al tempo stesso… quello di voler imbrigliare le uve del proprio vigneto senza alterarle, lasciando che il vino segua il suo corso anche durante la fermentazione, con un po’ di ingenuità e di incertezza, di fiducia e di coraggio, per togliere ogni impronta di omologazione e lasciare che la natura di anno in anno… parli.” AscoltoThe heart of Life di John Mayer e i ricordi affiorano: i produttori incontrati tra le vigne, una bottiglia stappata a tavola mentre ti raccontano bellezze e difficoltà del loro lavoro. Alcuni li intervista lì, sul palco, Jacopo Cossater e sono anche i protagonisti del video che scandisce il susseguirsi di testii e musica. Ma il protagonista principale è il territorio, fatto di terra e rive, filari, foglie tralci, grappoli. Storie di luoghi e persone intessono la trama di un vino unico.
Se il Colfondo fosse una musica - racconta Karen - sarebbe una ballata popolare come “La bella la va al fosso". Chè è un vino “da farci due parole insieme”, e saranno anche parole d’amore, quelle deii vecchi tempi, di una vita contadina dimenticata.
Dai che mi fate piangere, voi dei Madeleine Royale, attaccando come una smisurata preghiera Scarbourogh Fair di Simon e Garfunkel. Ricordo campi di papaveri e fiordalisi, la vigna dietro casa...un solo filare e in un ottobre ancora assolato mi fecero anche pigiare l’uva con i miei piccoli piedi.
“L’immagine del lievito che si rianima quando si fa la prima luna di primavera ha un fascino indescrivibile. Non si diceva forse Aprile dolce dormire?? In ogni bottiglia invece è tutto un fermento… nel vero senso della parola.. Piccoli universi chiusi, tappati e lasciati ad esistere per proprio conto. Perché ogni bottiglia è un mondo a parte, con le sue leggi e i suoi movimenti”.
Mi ritorna alla mente #Colfondo1 ad Asolo nel 2010. Fu la mia prima degustazione seria nonché seriale di Prosecco Colfondo. Cominciavo ad approfondire tutto quel fermento nelle bottiglie.
Dentro ci vedevo solo accenni allora….il flusso del tempo, il risveglio della primavera, la luna con le sue fasi. E il futuro mi avrebbe messo davanti sempre nuove bottiglie, sempre uniche, ciascuna con dentro un piccolo universo. E la magia della luna ha le note di Moon over Burbon Street di Sting. Brividi.
“Ogni bottiglia ha un’anima fatta di polvere, una polvere che ha vissuto e che imprime la vita nel vino”. Colfondo: una concentrazione d’anima sul fondo! Ecco l'immagine e il senso che mi mancavano. E mentre partono le note di Across the universe dei Beatles, vorrei averne una bottiglia per cantare pure io.
“C’è un detto popolare che dice: meglio il vin torbido che acqua chiara. Qua no se scherza.” attacca Karen e ti conduce a ritrovare le sensazioni che si liberano ogni volta che il Colfondo lo bevi! Profumi intensi e pro-fondi, di crosta di pane, di bacca,talvolta di spezie. “Forse quel torbido nel bicchiere è impazienza allo stato liquido”… Altra immagine che scolpisce l'essenza di questo vino. Ma poi lo gusti, quel sorso, e ti regala sensazioni gustative che ballano tra loro: fresco, morbido, sapido, a volte acido e poi di nuovo fresco e sapido e morbido. Una danza che sembra non doversi fermare più come in Libertango di Astor Piazzolla.
Ma tu, il Colfondo, lo bevi decantato o torbido, dalla bottiglia? "Mario Rigoni Stern disse: I ricordi sono come il vino che decanta dentro la bottiglia: rimangono limpidi e il torbido resta sul fondo” racconta Karen. E se i ricordi me li volessi bere? E se volessi bere per non dimenticare? Io non lo decanto il Colfondo e tu sembri saperlo, quando mi soccorri dicendo “Anche lasciati sul fondo i ricordi hanno lasciato il loro segno… ad ogni sorso c’è un granello di polvere che rimane nella bottiglia. Ora non è altro che un ricordo nel vento”. Vai con Dust in the wind dei Kansas così, ad ogni canzone e con un sorso di Colfondo, ritorno indietro nel tempo.
Il Colfondo è un vino che parla delle stagioni, di casa, di attesa.
“E il tempo di congela e sembra di sentir tutto del vino: il lievito che lo fermenta e l’uva che sta ancora maturando lì appesa alle viti, le erbe del campo appena bagnate dalla rugiada alla mattina, i sentori del focolare acceso ai primi freddi autunnali"… . L’estate è il tempo dell’attesa, e deve giungere al termine per inaugurare le prime bottiglie… e così via…Passano le stagioni e questo vino si consolida nel tempo, non bisogna avere fretta di assaggiarlo dopo averlo imbottigliato, ci deve essere un tempo di attesa, anche quando poi lo si assaggia, lasciando che gli aromi si aprano e si confondano”. Hai detto tutto Karen, brava e, con te, bravi gli amici che ti accompagnano. Mi lascio andare al fluire dei ricordi in questa fredda domenica. Speriamo che arrivi l’estate - (sulle note di Summertime).
Un grazie di cuore ai componenti del gruppo Madeleine Royale, a Patrizia Loiola, splendida ideatrice della giornata, ai giovani dei progetti “Start up your talent” e “Unsexpressed Talent” che si sono preoccupati dell’organizzazione, ai Sommelier di Fisar San Donà che hanno servito durante le degustazioni, ai cari amici dell’ enomondo: Jacopo Cossater, Fabio Giavedoni, Ganpaolo Giacobbo ed Andrea Bezzecchi, e naturalmente, ai produttori di Prosecco e degli altri vini rifermentati in bottiglia, presenti con i loro vini. Colfondo Forever!
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