Anteprima 2016, l’Amarone di Sherlock Holmes
/La diciassettesima edizione di Anteprima Amarone ha messo sotto i riflettori il 2016, un millesimo assai convincente che ha soddisfatto un po’ tutti. Il Consorzio scrive che 250 giornalisti, influencer, blogger e operatori internazionali e circa 2000 wine lover e professionisti del settore hanno degustato alla Gran Guardia l’1 e il 2 febbraio scorsi. Anche sul fronte dei mercati l’Amarone va piuttosto bene e tengono sia quelli esteri che quello domestico, benché le prospettive del 2020 si profilino incerte, con le incognite dei dazi Usa e del post Brexit.
L’Amarone, insomma, c’è ed è qui per restare, con un giro d’affari di 350 milioni di euro nella dop Valpolicella, la prima “rossa” del Veneto. I dati 2019 ci dicono di 64 milioni di bottiglie prodotte, delle quali 18,6 sono di Valpolicella, 30 di Ripasso e 15,4 di Amarone e Recioto. Sono valori importanti che si sommano alla considerevole estensione dei vigneti, ( 8.300 ettari) e al numero dei produttori, 2.273 quelli che forniscono uve e 272 le aziende imbottigliatrici.
Vedendo questi numeri viene da fare una considerazione: al di là dei saluti di rito e della comunque riuscita manifestazione alla Gran Guardia, incontrare all’Anteprima solamente 53 aziende un po’ delude, perché se ci si è abituati (purtroppo) all’assenza ultradecennale delle Famiglie Storiche - e duole sapere che la querelle con il Consorzio non ha trovato ancora una soluzione – ed anche al netto di qualche nuova entrata, si notano negli ultimi anni altre defezioni. Per dare un’idea, nell’Anteprima dell’annata 2012 di quattro anni fa le aziende presenti erano 74.
È doveroso ringraziare le aziende presenti (e ve ne sono alcune che partecipano costantemente).
A chi assaggia, vista la campionatura che si assottiglia di anno in anno, resta la scomoda sensazione di doversi attrezzare quasi con una lente d’ingrandimento, come il sommo Sherlock, per avere, a spanne, un’idea del nuovo millesimo.
La 2016 è stata un’annata complessivamente fresca, con piogge primaverili fino all’inizio dell’estate, poi nel periodo di vendemmia la stagione è stata calda ma senza eccessi e si è poi conclusa con giornate ottimali per l’appassimento, con le temperature in discesa graduale. Certamente il clima più fresco, pur nelle bizzarrie sempre più frequenti dovute al riscaldamento globale, fa la sua parte e giova all’equilibrio complessivo dei vini. Ma se, come ha ricordato nel convegno d’apertura Riccardo Cotarella, “l’Amarone è un vino che esprime al meglio le capacità tecniche per produrlo”, in quest’anteprima appare anche consolidata proprio quella perizia dei produttori che ha traghettato il grande rosso secco da appassimento verso un modello più elegante, più agile ed equilibrato. Si tratta di una tendenza che si è messa in evidenza da qualche tempo e che in quest’annata ha trovato conferma.
Nel bicchiere gli Amarone 2016 presentano nella media meno zuccheri residui (circa 4 g/l), sono più contenuti anche l’estratto secco e il ph. All’olfatto spiccano note floreali essiccate, un ricco corredo di piccoli frutti come ribes, mora, ciliegia, con le spezie dolci e musurate molto in sottofondo; il corredo gustativo è conseguente e mostra complessivamente un buon equilibrio acido- tannico, con progressioni più slanciate che poderose. Troviamo eleganza e la tanto ricercata “ bevibilità” che altro non è che un giusto equilibrio tra le parti.
Va annotata con soddisfazione la presenza di pochi Amarone già imbottigliati (18 campioni su 54), molti dei quali ancora non presenti sul mercato. Giusto spazio alla maturazione in botte e all’affinamento in bottiglia, finalmente.
Qualche flash sugli assaggi, tenendo presente che devono trascorrere almeno 7 o 8 anni dalla vendemmia prima ch’io mi gusti l’annata e qualcosa di più possa dire. Mi sono piaciuti molto gli Amarone che, pur assottigliando l’insieme, non hanno rinunciato troppo allo spessore gustativo, scorrevoli ma succosi e profondi, capaci di lasciare un’impronta tattile ben precisa sulla lingua. Un esempio per tutti: l’Amarone di Roccolo Grassi, che è già in bottiglia, ma è da attendere (e andrà in commercio fra circa un anno).
Le differenze espressive tra le vallate in questo millesimo appaiono meno evidenti: a Marano, per esempio, la ciliegia che spicca abitualmente in primo piano è risultata a volte un po’ timida, sotto una ventata di fiori, tabacco e spezie dolci. Belle la profondità fruttata di Gamba, l’elegante balsamicità di Armani e la sapida ma aggraziata rusticità di Novaia. Ancora: ricco di sfumature e molto fresco l’ormai consolidato stile di Vigneti di Ettore, slanciato e vigoroso quello di Pietro Zanoni, solido con grazia e vellutato quello di Guaite di Noemi. Da annotare il buon esordio di Lavagnoli, piccola azienda situata all’imbocco della Valsquaranto, con un Amarone dalla beva leggiadra, giocata tra fiori e bacche di sottobosco. Anche Costa Arente è una new entry nella zona est della Valpantena, con un Amarone energico su note balsamiche e avvolgenti. Fa piacere anche notare che in Valpolicella sta crescendo il vigneto condotto in biologico, quindi troveremo sempre più Amarone bio, in futuro. Tra questi, la novità è la prima annata prodotta da Cantina Valpolicella Negrar: una buona prova che nasce da un lodevole progetto consortile.
Vi consiglio di approfittare di questa bella annata e di spaziare ben oltre queste mie modeste note, mettendo qualche bottiglia di Amarone 2016 nella vostra cantina. Potete anche tentare la sorte e difficilmente ve ne pentirete.