Sei, Dodici, Diciotto - Per riflettere sulla longevità dei vini bianchi

 

“6 – 12 – 18” è il curioso ed intrigante titolo di una degustazione organizzata qualche giorno fa presso l’Azienda Le Morette di Peschiera del Garda.
Fabio e Paolo Zenato, storici produttori di Lugana, non sono nuovi ad iniziative così particolari:  si confrontano, approfondiscono e si mettono in gioco, alla ricerca di stimoli sempre nuovi per il loro lavoro.
Questa volta il “gioco” ha riunito 18 degustatori attorno ad un grande tavolo per assaggiare 12 vini provenienti da 6 terrtitori enologici. Lo scopo, come si leggeva nell’invito, era quello di parlare di“varietà, longevità e mineralità”.
A confronto, due diverse annate (quella attualmente sul mercato e la 2010 o vicina) di Lugana, Fiano di Avellino, Verdicchio Classico dei Castelli di Jesi, Pinot Bianco dell'Alto Adige, Gruner Veltliner austriaco e il blasonato Chablis francese, longevo per definizione.
Proprio il tema della longevità, a mio parere, è quello che ha trovato più spazio nel
confronto durante la degustazione.
La longevità dei vini bianchi è un tema a me caro e penso che si possa legare molto bene anche agli altri due: varietà e mineralità. Quanto più un vino bianco è ben fatto e dura nel tempo, tanto più emergono il carattere e le sfumature della varietà, amplificate dalla potenza espressiva dei territori più vocati. In questi vini si possono più facilmente riconoscere sentori evoluti di idrocarburi, salmastro, affumicato, grafite… Insomma tutti quei descrittori che vengono associati alla definizione di “vino minerale”, non potendo ricondurli alle famiglie odorose del floreale, del fruttato, del vegetale o dello speziato.

I vini in degustazione:

Fiano di Avellino DOCG Ciro Picariello 2014
Esce sempre l’anno successivo alla vendemmia. E per ciò già sta nelle mie corde. Bel frutto intenso e agrumato, grande sale. Parla certamente dell’Irpinia, e alla grande.

Fiano di Avellino DOCG Ciro 906 Ciro Picariello 2012
Più sottile nei profumi e nella beva rispetto al precedente, con fiore di ginestra, note di zolfo e un frutto giallo in sottofondo. Eleganza che merita l’attesa.

Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Villa Bianca Umami Ronchi 2015
Molto didattico, con profumi un po’ compressi e una beva semplice ma compatta.

Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Vecchie Vigne Umami Ronchi 2010
Più espressivo del precedente, ha ricordi di miele di tarassaco e fieno; il sorso è abbastanza ampio, caldo e avvolgente.

Lugana DOC Mandolara Le Morette 2015
Bel naso di fiori bianchi;  al palato si gusta la freschezza della polpa di pesca bianca; belle note sapide nel finale. Darà di sicuro ulteriori soddisfazioni.

Lugana DOC Benedictus Le Morette 2010
Ancor più del precedente promette bene: si apre lentamente su note floreali, agrumate e di frutti bianchi maturi. Da seguire nel tempo.

Alto Adige DOC Pinot Bianco Cantina Terlan 2014
Naso finissimo, lievi note di pepe bianco e al palato ha una tessitura fruttata e ampia di mela croccante; ha una bella sapidità. Beva di notevole carattere.

Alto Adige DOC Pinot Bianco Riserva Vorberg Cantina Terlan 2010
Grande eleganza al naso, floreale, con note di miele; in bocca invece è molto spesso e possente, cosa che frena un po’ la scorrevolezza di beva.

Kremstal DAC Gruner Veltliner Point Vorspannhof Mayr 2015
Naso speziato e aromatico senza eccessi, sorso di discreto equilibrio. Didattico.

Kamptal Reserve DAC Gruner Veltliner Lamm 2010
Molto complesso e ricco negli aromi di spezie dolci, a cui si aggiungono note salmastre molto piacevoli. Al palato c’è un frutto giallo succoso e un bel gioco d’equilibrio tra note morbide, acide e sapide. Evoluto e molto piacevole.

Chablis AOC Domaine Dampt et fils 2015
Naso fresco di fieno, fiori di campo, a cui corrisponde però un vino esile al palato, che chiude un po’ piatto.

Chablis AOC 1er Cru Domaine Dampt et fils 2010
Anche qui naso fine di erbe aromatiche e fieno fresco. Sorso sapido e ampio, quasi pastoso.

Nel comunicato stampa successivo all'evento, si parla del "Paradosso apparente del Lugana", vino che può essere consumato giovane, godendone la freschezza, ma che anche in là nel tempo può dare belle sofddisfazioni.

Difficile scegliere, dice Fabio Zenato.

Posto che anche un Lugana fresco " d'entrata di gamma" può dare sorprese nel tempo, credo non ci siano dubbi sul fatto che la turbiana possa fare della longevità una carta vincente. Ne abbiamo avuto una prova ulteriore al termine della serata, quando Fabio e Paolo Zenato hanno versato nei calici il Lugana Riserva 2012, vino che esce ad almeno due anni dalla vendemmia, dopo una sosta ulteriore in bottiglia. Un Lugana quasi scolpito nella sua trama, evoluto eppure fresco nella beva agrumata, sostenuto da un bel finale salino.  Gioventù nell'anima, insomma, e perciò buono, anzi, buonissimo.