La Molinara e la circolarità del Tempo

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Mi ha fatto un certo effetto tornare dopo oltre vent’anni al Brolo di Barco, che conobbi allora come la casa di Francesca e Ciso, amici del mio fu consorte: un misto di nostalgia per il vedersi come si era allora- più giovani - e di felicità nel ritrovarsi in un luogo che è diventato anche un nuovo progetto di vita.

Non solo per Ciso e Francesca, ma anche per il figliolo Riccardo , che ricordo correre nel bel giardino a due, forse tre anni. Ora Riccardo è un giovane uomo che ha studiato legge e ha trovato in questo luogo - attorno alla casa antica ci sono 5 ettari di vigneti del nonno che hanno 50 - 60 anni - una passione nuova. Nel tempo libero cura le vigne, vecchie pergole di molinara e di corvina e da poco si è cimentato, con il sostegno di un amico enologo, nel produrre un vino spumante da molinara in purezza.

Nell’etichetta dai tratti minimali c’è scritto soltanto Molinara e appare il logo aziendale che riproduce il Nodo di Salomone: un intreccio di anelli schiacciati che non ha capo nè fine. Un segno augurale che è stato inciso a mano su un mattone ritrovato durante i lavori di ristrutturazione della casa che ha almeno un paio di secoli, o forse più. Un simbolo che mi fa pensare alla circolarità del Tempo e a quel libro “Il mito dell’ eterno ritorno” di Mircea Eliade che lessi per un esame di Storia Moderna.

È bella questa Molinara ed anche coraggiosa: chè questa varietà sta quasi scomparendo. Ha bollicine fini e persistenti che testimoniano un’accurato ricorso al metodo Martinotti lungo. La scelta della bottiglia trasparente mette in risalto il brillante colore cerasuolo carico, scelto volutamente e ottenuto con macerazione sulle bucce di circa 24 ore.

Mi è piaciuta proprio tanto questa Molinara. La varietà prende il nome da “mulino” perché gli acini hanno parecchia pruina sulla buccia e sembrano infarinati. Ritrovo in questo vino le caratteristiche particolari del vitigno che venne definito anche “Solà” o “ua salà” per il profilo sapido che regala ai vini (nel Bardolino e nel Valpolicella dove, come dicevo, non la usano quasi più).

Ci ritrovo le caratteristiche ben descritte da Lamberto Paronetto: “Il vino che si ottiene, vinificando in purezza, è di un colore rosso-cerasuolo dal profumo fruttato che ricorda il lampone; il sapore è vivace, sapido, non molto di corpo, ma piacevole”.

Proprio così: è un Rosé che si beve con leggerezza e soddisfazione, dal’ antipasto al tutto pasto. Visto che ne sto scrivendo a un paio di giorni da Pasquetta, ideale con torte salate, salumi e formaggi in un picnic primaverile, magari a Pasquetta.

È la prima annata, la 2017 e ne sono state fatte 3.000 bottiglie.

Bravo Riccardo! Un bell’inizio, che sarà seguito a breve anche da una corvina in versione ferma in solo acciaio. Da seguire, dunque Il Brolo di Barco.

A Francesca e Ciso il mio grazie per aver progettato anche un piccolo impianto di fitodepurazione per le acque di risulta della lavorazione di cantina. Il nostro caro Palmino, lassù, ne è felicissimo.

Il Brolo di Barco

Via Barco di Sotto, 3

Lavagno (Verona)

Ilbrolodibarco@gmail.com