Tredici annate di ColFóndo (con l'accento acuto) - Bele Casel

Ci ha ospitato giorni orsono Luca Ferraro di Bele Casel, per una degustazione che annotare come straordinaria suona limitativo.

Ben tredici annate di Colfóndo nell’intervallo temporale 2021- 2009 si sono snodate nei bicchieri con una coerenza adamantina, al di là del rigore interpretativo di ciascuna vendemmia e delle diverse chiusure - tappo a corona o sughero a fungo -

Asolo, dunque,

Asolo sempre e comunque nei bicchieri di quel  ColFóndo, definito dall’accento acuto, che conoscemmo proprio tredici anni fa, alla Locanda Baggio, quando Luca organizzò l’ormai mitico #Colfóndo1.

Asolo: un sottile filo di roccia e sale  che accompagna la glera sui lieviti ora  con note più citrine, ora più floreali o anche più speziate.

Se di preferenze soggettive si può parlare - perche tutte le bottiglie hanno detto a modo loro di una storia unica, di tenacia e dedizione - allora  si vada per la 2017, la 2013 e la 2010. Luce solare, gesso e propoli con una  decisa spinta fresca e salina nel 2017, armonie mentolate  e floreali con sfumature di lime nel 2013, splendida  e vitale integrità, intessuta di pesca e anice stellato nel 2010. Meritata menzione per il  giovane Colfóndo Agricolo 2021, non ancora sugli scaffali, che profuma di mela golden e susina e  timido si apre già alle complessità di gesso e sale, e per l’Asolo Colfóndo 2009 che ha chiuso la serie con una purezza minerale sussurrata  -quasi da vino fermo -  - tracciando lo spessore inconfondibile della terra di Asolo.

C’erano poi tre annate recenti del Vecchie Uve, prodotto con le antiche varietà dalle vigne di Monfumo, un  metodo Martinotti lungo a zero zuccheri, fine e teso. E poi la sorpresa di un Asolo Dry 2015 ancora cremoso nei ricordi di caramello salato,  di un Brut 2013 ancora vitalissimo nelle sue freschezze canforate e di un Extra Dry cremoso nelle essenze aromatiche e d’umami.

Un pensiero d’addio, ahimè, per il Merlot 2004 in magnum, che ha fatto affiorare il ricordo delle prime visite a Casa Ferraro, quando quel vigneto esisteva ancora. Sublime finezza e polpa a parlare di una terra vocata anche ai grandi rossi.

Un grazie di cuore a Luca e a tutta la famiglia Ferraro per la giornata memorabile come, per mia fortuna, sono state tante altre in cui il Colfóndo ha tessuto stima e amicizia, reciproche e inossidabili.

Chiamatelo Prosecco, sì, ma di Asolo.